La candidosi vaginale è una delle infezioni vaginali più diffuse al mondo: si pensa che interessi il 75% delle donne almeno una volta durante la loro vita e l’8% delle donne in modo cronico (più di 3 episodi all’anno). Deve il suo nome al lievito che ne causa la comparsa, che appartiene appunto al genere Candida. La specie che più comunemente è implicata nella comparsa della candidosi è Candida albicans, microrganismo che colonizza gran parte delle superfici corporee umane, e che in condizioni fisiologiche convive in un equilibrio complesso con il sistema immunitario e il microbiota locale (vaginale nel nostro caso). Alterazioni del sistema immunitario o nella composizione del microbiota vaginale possono compromettere questo delicato equilibrio, aumentando così il rischio di infezione da Candida.
Esistono infatti alcuni fattori di rischio che predispongono alla candidosi: terapie antibiotiche ad ampio spettro, abitudini sessuali, uso di contraccettivi orali, gravidanza e diabete mellito. Esisterebbe però anche una predisposizione genetica alla candidosi cronica: ad esempio, alcune mutazioni dei geni responsabili della produzione di recettori in grado di gestire la risposta infiammatoria.
Più volte nei nostri articoli abbiamo parlato della barriera intestinale e del ruolo che essa ha nel permettere il passaggio di sostanze utili e di bloccare invece quelle potenzialmente dannose (puoi approfondire qui). Anche l’ambiente vaginale dispone di una vera e propria barriera. L’epitelio vaginale è organizzato in maniera simile a quello intestinale, con uno strato di cellule epiteliali sovrastato da uno spesso strato di muco. All’interno di questo muco troviamo una grande varietà di microrganismi, che insieme definiscono il microbiota vaginale. Questo microbiota è composto principalmente da specie di Lactobacillus, ma viene ridisegnato profondamente durante lo stato gestazionale, il ciclo mestruale, attività sessuale ed età.
L’ecosistema e la barriera vaginale sono fattori fondamentali nella predisposizione allo sviluppo di candidosi. Quando questi funzionano in modo ottimale, il sistema di difesa funziona alla perfezione ed è in grado di controllare la crescita di microrganismi potenzialmente patogeni.
Ma la candidosi è in qualche modo correlata anche alla funzionalità intestinale? Secondo recenti ricerche, l’intestino e il tratto genitale femminile sarebbero in stretta comunicazione tra di loro. Ad esempio, i lattobacilli sopra citati, che dominano il microbiota vaginale, sembrerebbero derivare proprio dal microbiota intestinale (Amabebe & Anumba, Frontiers in Medicine, 2018)! Un’altra evidenza che conferma il forte crosstalk tra questi due ecosistemi sta nel fatto che la somministrazione orale di probiotici è in grado di influenzare anche il microbiota vaginale. Per questo motivo, probiotici contenenti diversi ceppi di Lactobacillus rhamnosus, Lactobacillus brevis e Lactobacillus plantarum vengono usati anche per il trattamento di vaginosi batteriche. In presenza di candidosi infatti, si assiste spesso ad una riduzione significativa di lattobacilli, con conseguente aumento del pH vaginale e successiva crescita di specie anaerobiche tipicamente presenti in piccolissime percentuali, tra cui Gardnerella vaginalis e Candida albicans (Amabebe & Anumba, Frontiers in Immunology, 2020).
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