Morbo di Crohn: un approfondimento

Il morbo di Crohn rappresenta la principale tipologia di IBD

In questo articolo avevamo parlato delle principali categorie di patologie infiammatorie croniche intestinali (IBD). Insieme alla colite ulcerosa, il morbo di Crohn rappresenta la principale tipologia di IBD, caratterizzata da un’infiammazione alternata e diffusa lungo tutto il tratto gastrointestinale, dalla bocca all’ano.

Perché si chiama “Morbo di Crohn”? Questa patologia deve il suo nome a Burrill Bernard Crohn, un gastroenterologo americano che descrisse 14 casi di infiammazione intestinale cronica nel 1932, pubblicandoli su una rubrica dell’American Medical Association. In realtà, la prima descrizione del morbo di Crohn risalirebbe addirittura al 1904, anno in cui il chirurgo polacco Antoni Leśniowski identificò una patologia definita “Ileitis terminalis”. Per questa ragione, in Polonia la patologia è ancora chiamata morbo di Leśniowski-Crohn.

Tipologie di Crohn

Come già anticipato, il morbo di Crohn può interessare diversi tratti del tubo digerente e può presentare una certa variabilità sia in termini di comparsa che di decorso. Per questo motivo, stabilita la diagnosi, il paziente viene classificato in base alla classificazione Montreal, una scala medica ufficiale che permette una migliore comprensione del quadro clinico e, di conseguenza, una migliore determinazione dei possibili trattamenti. Sulla base di questa scala, il morbo di Crohn può essere classificato in base all’età della diagnosi, all’estensione dei tratti coinvolti e all’andamento nel tempo della patologia.

In termini di possibili trattamenti, sicuramente la classificazione per aree coinvolte (classificazione L – da location, posizione) è di particolare interesse. Identifica 5 situazioni distinte, caratterizzate da una diversa localizzazione e diffusione dei tratti infiammati, come si può notare in modo molto chiaro da questa rappresentazione tratta dalla pubblicazione dei Prof. Baumgart e Sandborn sulla rivista The Lancet:

Morbo di Crohn e assorbimento intestinale

Quando ad essere coinvolto è principalmente l’intestino (come nelle casistiche L2 ed L3) e quando aumenta l’estensione dei tratti infiammati, alla sintomatologia intestinale si associa un malassorbimento dei nutrienti alimentari.

Questo malassorbimento, che determina di conseguenza gravi carenze nutrizionali, è legato essenzialmente a 3 meccanismi, come evidenziato da una recente review di Caio e colleghi (Nutrients, 2021):

  1. Ridotta capacità di assorbimento. L’epitelio intestinale perde la sua capacità di assorbimento, a causa dell’infiammazione cronica che ne distrugge le strutture assorbenti (villi). A causa di questa alterazione, anche a fronte di un’alimentazione bilanciata l’intestino non è in grado di assimilare correttamente i nutrienti alimentari.
  2. Alterazioni nella composizione microbica intestinale (disbiosi). L’infiammazione cronica modifica profondamente gli equilibri dell’ecosistema intestinale, determinando così uno sbilanciamento tra batteri “buoni” e potenzialmente patogeni. A sua volta, questa disbiosi può determinare l’incapacità di utilizzo di determinati nutrienti alimentari, che normalmente verrebbero processati proprio dal microbiota, oltre ad un’aumentata permeabilità intestinale (ne abbiamo parlato qui).
  3. Sintomi come perdita di appetito, nausea e vomito. Questa sintomatologia, che caratterizza il quadro clinico del morbo di Crohn, determina l’incapacità del paziente di alimentarsi correttamente, portando così a deficit nutrizionali.

Concludendo, dunque, l’infiammazione cronica che caratterizza questa patologia è da considerarsi il principale driver dei sintomi e delle complicazioni che abbiamo descritto.

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