In un precedente articolo del nostro Blog avevamo introdotto il concetto di permeabilità intestinale, intesa come il grado di integrità della barriera intestinale: maggiore è la permeabilità dell’intestino, e minore sarà la sua capacità di barriera selettiva, permettendo così il passaggio di sostanze estranee quali batteri o tossine.
Oggi esploreremo insieme il ruolo di tale barriera in caso di disturbi legati al glutine.
Breve introduzione sui disturbi legati al glutine
Parlando di disturbi legati al glutine, ci riferiamo ad un gruppo di disordini che hanno lo stesso fattore eziologico (inteso in medicina come il fattore in grado di determinare l’origine di una patologia): l’esposizione al glutine o ad alimenti che lo contengono. In base a questa definizione, possiamo identificare 3 principali classi di disturbi legati al glutine (Cardoso-Silva et al., Nutrients, 2019):
Categoria | Meccanismo | Disturbi |
Disturbi autoimmuni | L’organismo dirige una risposta immunitaria contro se stesso. |
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Disturbi allergici | L’organismo dirige una risposta anomala nei confronti delle proteine del grano. |
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Sensibilità | Reazione immunologica ancora ignota, probabile risposta innata contro glutine o altre sostanze contenute nel grano. |
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Torneremo presto a parlare nel dettaglio di tali disturbi, mentre oggi ci concentreremo sul ruolo che la barriera intestinale può avere in caso di celiachia.
Funzionalità della barriera intestinale in caso di celiachia
Diversi studi effettuati su pazienti celiaci con infiammazione intestinale e atrofia dei villi hanno evidenziato un’alterazione della capacità delle cellule dell’epitelio intestinale (chiamate enterociti) di rimanere adese le une alle altre.
Questa perdita di aderenza delle cellule è stata dimostrata da alcuni ricercatori già alla fine degli anni ’70, attraverso il test del lattulosio:mannitolo, durante cui al paziente viene somministrata una bevanda dolce contenente un certo quantitativo di lattulosio e mannitolo, due zuccheri di dimensioni diverse. La quantità di lattulosio presente nelle urine dopo circa 6 ore determina il grado di permeabilità intestinale, cioè quanto l’intestino è in grado di fungere da barriera. In una pubblicazione di Cobden et al., pubblicata sul British Medical Journal, è stata osservata un’aumentata permeabilità intestinale (e quindi più alti livelli urinari di lattulosio) nei pazienti celiaci con atrofia dei villi, dimostrando così la perdita di “efficacia” della barriera intestinale.
Un altro indicatore della corretta funzionalità di barriera è rappresentato dalle giunzioni occludenti. Sono infatti queste strutture a determinare la permeabilità selettiva dell’intestino, grazie alla loro capacità di controllare l’aderenza degli enterociti, come una sorta di “cintura”:
Nei pazienti celiaci, la risposta infiammatoria causata dal glutine danneggerebbe la struttura e la funzionalità di tali giunzioni, determinando così un loro minor controllo sulla permeabilità di barriera (Cardoso-Silva et al., Nutrients, 2019).
Quale può essere l’utilità di valutare la funzionalità di barriera intestinale in caso di celiachia?
Una barriera intestinale integra e perfettamente funzionante è essenziale per il mantenimento dello stato di salute in generale. Questo è valido per tutta la popolazione, ma in particolare per coloro che soffrono di patologie croniche intestinali quali la celiachia. Riuscendo a modulare la permeabilità dell’intestino, infatti:
È possibile garantire al nostro organismo un corretto assorbimento di vitamine, minerali e altri importanti nutrienti derivanti dall’alimentazione
Otteniamo protezione contro batteri, virus e altri microrganismi potenzialmente patogeni
Preveniamo stati infiammatori locali e sistemici, che potrebbero essere scatenati dal passaggio di sostanze estranee attraverso la barriera