Cosa c’è da sapere?
L’insieme dei microrganismi che popola il nostro intestino si chiama microbiota intestinale e comprende più di 1000 specie diverse di batteri, virus, funghi e protozoi.
Questa popolazione così eterogenea varia da persona a persona in base a molti fattori: l’alimentazione, l’ambiente e perfino il patrimonio genetico individuale. Ognuno di noi possiede un microbiota unico e irripetibile: se consideriamo due gemelli identici, sappiamo che essi condividono il 100% del loro patrimonio genetico e solo il 45% del microbiota!
I batteri del genere Bifidobacterium, noti come bifidobatteri, e quelli appartenenti al genere Lactobacillus, conosciuti come lattobacilli, sono tra i componenti più importanti del microbiota intestinale umano. Questi batteri sono noti anche come probiotici.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, definisce i probiotici come: “microrganismi viventi che, quando somministrati in dosi sufficienti, conferiscono un beneficio alla salute dell’ospite”. Questo beneficio è oggetto di numerosissimi studi, a partire dalla nota “Teoria dei due cervelli” del Dr Michael D. Gershon della Columbia University (1998), secondo la quale l’intestino è il nostro secondo cervello. Il nostro intestino è infatti in grado di “comunicare” con il cervello, sia attraverso il microbiota in (che produce numerosi composti bioattivi), sia attraverso una fitta rete di oltre 500 milioni di neuroni, che collega fisicamente e direttamente questi due organi.
Alcune funzioni intestinali importantissime dipendono dalla salute del microbiota e il successo di queste funzioni ha un diretto impatto sul cervello oltre che sul resto dell’organismo. Ad esempio, è il microbiota a scomporre i carboidrati in acidi grassi a catena corta, anche noti come SCFAs (dall’inglese Short Chain Fatty Acids). Questi composti, oltre a svolgere numerose attività a livello intestinale, sono anche in grado di modulare l’integrità della barriera emato-encefalica, che regola in maniera selettiva il passaggio di sostanze da e verso il cervello Questo è solo uno dei tanti meccanismi attraverso cui il microbiota è in grado di influenzare l’attività e la funzionalità cerebrale.
Infatti, più di recente è nato il concetto di psicobiotici (vedi l’articolo scientifico pubblicato a questo link) , definiti come specifici ceppi batterici probiotici in grado di modulare la comunicazione bidirezionale sull’asse intestino-cervello con l’obiettivo di migliorare le funzioni cognitive, di ridurre i livelli di stress e di ansia, migliorare il nostro umore e attenuare i sintomi della depressione. Diversi studi clinici ( vedi l’articolo che confronta gli effetti di probiotici vs. placebo e questo che evidenzia gli effetti del microbiota sulla psiche) hanno testato l’efficacia dei ceppi Lactobacillus helveticus R0052 e Bifidobacterium longum R0175 in pazienti con disturbi depressivi o ansia lieve, riscontrando un significativo miglioramento della sintomatologia.
Flora Power combina lattobacilli, lattococchi e bifidobatteri in un mix di ben 6 diversi ceppi probiotici. Data l’unicità della composizione microbica intestinale che caratterizza ogni essere umano, alcuni ceppi probiotici possono avere un’efficacia differente in base alla persona che li assume. Ecco perché è importante avere un mix variegato di ceppi batterici: per essere sicuri di coprire le necessità di ognuno! Inoltre, Flora Power contiene proprio due tra i ceppi più studiati nel campo degli psicobiotici: il Lactobacillus helveticus R0052 e il Bifidobacterium longum R0175. L’alto dosaggio giornaliero contenuto in Flora Power (10 miliardi CFU totali/2 capsule) è ideale per potenziare il microbiota in 15 giorni!